Erano le 12,33 di venerdì 21 giugno 2013, quando la Garfagnana e la Lunigiana furono scosse da una violenta scossa di terremoto di intensità pari a 5.2 gradi della scala Richter.
Una scossa che sembrò non terminare mai; che addirittura riprese vigore e maggiore forza proprio quando sembrava che stesse terminando.
L’epicentro fu individuato nel nostro Comune e in quello di Casola Lunigiana.
Alla scossa principale seguì uno sciame sismico imponente, sia per numero di scosse, sia per intensità di alcune di esse: furono infatti molti gli eventi, susseguitisi nelle settimane successive, che superarono i 4.0 gradi della scala Richter.
Ci furono alcuni feriti e, soprattutto, ingenti danni al patrimonio edilizio pubblico, ecclesiastico e privato.
Le associazioni di volontariato locale si attivarono immediatamente per garantire il primo sostegno alla popolazione; la carovana della Protezione Civile nazionale si mobilitò ed in un paio di giorni (che a me sembrarono lunghissimi…) arrivò e furono allestiti campi organizzati a Gorfigliano, a Gramolazzo, a Pieve San Lorenzo, ad Albiano, a Pugliano; negli edifici pubblici, nei campi sportivi, nelle piazze degli altri paesi furono predisposti ed attrezzati punti di aiuto per coloro che non volevano lasciare il proprio villaggio.
Fu attivato immediatamente il Centro Operativo Comunale di Protezione Civile, che rimase aperto, 24 ore al giorno, per molte settimane: ricordo i turni, fra amministratori e dipendenti, per garantire la reperibilità continua al numero attivato per rispondere alle richieste di aiuto e di informazioni della popolazione; per assicurare il costante coordinamento delle attività di gestione dei campi di raccolta; per dare assistenza alle forze dell’ordine nel controllo del territorio.
Il 26 giugno 2013 il Consiglio dei Ministri decretò lo stato di emergenza, poi prorogato ancora nei mesi successivi con ulteriori provvedimenti ed iniziò la grande campagna delle verifiche statiche degli edifici: un’operazione che ha visto protagonisti i Vigili del Fuoco, i tecnici comunali, i tecnici del Genio Civile e molti tecnici dei comuni vicini venuti ad aiutare volontariamente.
Un’operazione delicata e complessa, svolta in tempo record che, solo nel nostro Comune, portò all’emanazione di oltre 800 ordinanze di inagibilità, totale o parziale, di edifici.
Complessivamente, ben oltre la metà della popolazione non poteva fare rientro immediato nelle proprie abitazioni.
Mano a mano che la situazione di emergenza legata al rischio di reiterazione dell’evento è venuta meno e che si procedeva allo smantellamento dei campi di raccolta, si dovette far fronte alla ricerca di soluzioni abitative temporanee: presso seconde case, presso amici, in albergo… quanti ricorderanno quella che veniva chiamata l’ “autonoma sistemazione”!
E poi, la ricerca dei fondi per la ricostruzione: quanti viaggi a Firenze ed a Roma per fare la “conta dei danni” e chiedere il sostegno della Regione e dello Stato; le “lotte” per riuscire ad ottenere i fondi necessari anche per le private abitazioni; la gioia quando alla fine si riuscì ad ottenere quanto necessario per sistemare tutte le prime case…
E poi le riunioni con il Commissario per la gestione dell’emergenza, Ing. Giovanni Menduni, le assegnazioni dei contributi, i lavori e, finalmente, la firma delle ordinanze di revoca delle precedenti ordinanze di inagibilità e il ritorno alla normalità.
Che cosa ci rimane, oggi, a distanza di 10 anni?
Certamente, ad ognuno i suoi ricordi personali.
Io ho ancora impressa negli occhi l’espressione di tanti visi segnati dallo spavento e dallo sgomento di fronte all’incognita per il futuro, nei primi giorni dopo il sisma.
Ma ricordo anche la grande prova di compostezza, di solidarietà e di unità che la nostra comunità, le nostre associazioni e le nostre famiglie, hanno saputo dare; i sorrisi di tanti volontari, di tanti ragazzi e ragazze che venivano anche da molto lontano, impegnati a preparare pranzi, montare tende e aiutare la nostra gente in un momento di grande difficoltà; il senso del dovere mostrato dai dipendenti del Comune nell’affrontare l’emergenza, la vicinanza delle Istituzioni.
Ed infine, il pianto di gioia di mia nonna quando, dopo circa un anno dal terremoto, è potuta rientrare dentro la casa in cui viveva ininterrottamente da 70 anni.
Che cosa ci lascia, in generale, quell’evento?
Il monito circa il fatto che il nostro territorio è soggetto a rischi di calamità che possono essere anche devastanti e che, pertanto, la pianificazione del territorio, le scelte edificatorie e le attività antropiche nel complesso debbono rispondere in modo rigoroso alle specifiche normative di settore.
Le quali, spesso, sono vissute come meri vincoli, lacci e lacciuoli burocratici, ma che in realtà sono poste, prima di tutto, a tutela dell’incolumità delle persone.
Poi, la consapevolezza circa l’importanza del sistema di Protezione civile, e la necessità di supportarlo, alimentarlo, mantenerlo vivo ed efficace.
Ancora: la certezza che la solidarietà è e deve continuare ad essere un cardine essenziale della nostra società, delle nostre Istituzioni e delle nostre politiche.
Nel 2013, l’abbiamo ricevuta noi, in prima persona, ed è stata essenziale per superare l’emergenza: non dimentichiamola mai, nemmeno quando sono altri ad averne bisogno.
IL SINDACO
Avv. Nicola Poli